Castello di Riolunato, tra antiche borgate

Escursione di carattere antropico-architettonico-naturalistico nel territorio ai piedi dell’Alpicella del Cimone. Ringraziamo Mirella e Bruno che ci hanno fatto da guida accompagnandoci a conoscere questo territorio.

Tempo impiegato: 5 ore e 30 (con calma)

Mirella e Bruno, le nostre guide

 

 

 

 

 

 

 

La nostra escursione inizia da Castello, scendiamo di fianco al lavatoio e ci incamminiamo nel bosco per un evidente sentiero, attraversiamo un ponticello (Ponte dei Castagni) e risaliamo fino a Via Reggidì di fianco al B&B Il Seccatoio dell’amica Mariarosa Moretti.

La casa denominata Il Seccatoio – alt. m. 849 – è posta all’altezza del cimitero di Castello, dalla parte opposta rispetto alla strada che risale il versante in direzione di Lama e Ca” Spinone. L’edificio,restaurato nel rispetto dei caratteri architettonici originari, presenta una pianta articolat e una muratura in pietrame; anche il rifacimento della copertura ha recuperato il manto primitivo in arenaria. Il nome è dovuto alla presenza di un metato o seccatoio per castagne.

Da Valchiusa alla Lama

Si prosegue su asfalto (la vecchia via è imboscata) passando di fianco a Valchiusa e raggiungendo l’abitato di Reggidì di sotto e Reggidì di sopra. Qui passa la vecchia via ancora percorribile che porta al Ravaro, ma noi torniamo indietro per andare a visitare anche la borgata di Lama. Si passa di fianco a una casetta in legno, si attraversa il rio Lama e si perviene alla borgata, che è abitata e vi è stata da poco impiantata una coltivazione di lamponi.

Valchiusa – alt. m 1007 – si innesta sulla strada che dal centro di Castello, in corrispondenza dell’oratorio di S.Rocco, risale il versante delle pendici del monte Cimone in direzione di alcuni casolari come Reggidì, Lama, Ca’ Spinone, insediati in zone di radura innervate da copiosi corsi d’acqua che scendono in verticale dall’Alpicella del Cimone.
La casa è affiancata dalla stalla fienile, secondo lo schema edilizio ad elementi adiacenti.
Una ristrutturazione avvenuta in tempi non recenti ha prodotto il rialzo della parte mediana verso monte, così da adeguare ad un’ altezza diversa le due falde di copertura, destinate a coprire sia a monte che a valle fronti a due piani. Il prospetto verso valle risulta diviso in orizzontale da due campiture d’intonaco. Alcune finestre sono caratterizzate da un insolito architrave con risalto per la protezione degli scuretti in posizione di chiusura. Recentemente la casa è stata ricoperta con tegole in cemento probabilmente in vista di un riuso ad abitazione stagionale.

Reggidì di Sopra – alt. m 1085

Reggidì costituisce un significativo insediamento rurale dell`alta valle di Castello, solcata dal fosso della Lama, chiusa poco più a monte dal casolare omonimo e da Cà Spinone. Mentre Reggidì di Sotto, innestata sulla strada, si presenta in veste profondamente alterata da trasformazioni varie, Reggidì di Sopra, spostato su una deviazione verso monte, conserva una fisionomia d’epoca sostanzialmente integra.
La casa si compone di un edificio in linea di grandi dimensioni disposto su un unico livello con un’ aggiunta sul lato posteriore che aumenta notevolmente la larghezza del corpo di fabbrica. Il fronte verso valle è caratterizzato da sette finestre allineate su due piani fuori terra con tre accessi autonomi. Sul portale principale, provvisto di sopraluce finestrato, è incisa la data “1774”. La copertura è stata rifatta in tegole di cemento nel corso di un intervento di ristrutturazione per un riuso ad abitazione stagionale.
La stalla è posta a valle della casa, mentre in un edificio isolato, più a monte, si trova il forno comune con adiacente fontana-lavatoio. A memoria dei residenti, vivevano nel casolare otto famiglie.

Lama – mt. 1112
Toponimo dalle origini antichissime e di vasta diffusione, reintrodotto su vasta scala dai Longobardi, Lama sta a denotare specchi d’acqua o zone acquitrinose che impediscono all’acqua di defluire. A seguito di mutate condizioni ambientali o di interventi di bonifica le località con tali nomi, come nella casa in oggetto, sono in genere pianori favorevoli all’ insediamento rurale.
La Lama rappresenta uno dei vertici insediativi del comune di Riolunato in quanto punto di arrivo della strada che dal centro di Castello risale il versante dell’Alpicella del Cimone; le sue maggiori prerogative sono determinate dall’integrità della cornice naturale circostante. La casa si compone di un lungo fabbricato, articolato in vari corpi di fabbrica destinati sia a funzioni residenziali che rustiche, affacciato su una vasta corte pianeggiante pavimentata in lastroni d`arenaria e delimitata da un muretto curvilineo ad ampio raggio. La stecca converge con il lato corto su altri due edifici affiancati, uno in cattive condizioni, i quali formano nell`insieme un aggregato di notevole consistenza, relativamente ben conservato, rappresentando un esempio significativo di insediamento rurale d`alta quota.

Il Ravaro e Ca’ Spinone

Il nostro giro continua, qui su strada sterrata,  fino al Ravaro, casa magistralmente ristrutturata da Remo Martinelli (scultore, videomaker e amante della bellezza in generale) e sua moglie, con un gusto e un rispetto della tradizione notevoli, che ci accompagnano a visitare la loro bella casa e ci raccontano un po’ della storia e del lavoro da loro stessi portato avanti per raggiungere lo stato attuale. In giro vediamo alcuni bassorilievi scolpiti da Remo e raffiguranti animali.

Proseguiamo in salita fino a raggiungere Ca’ Spinone. Qui, di fianco alla casa in drammatico stato di degrado, troviamo una bellissima ex stalla, anche qui magistralmente ristrutturata, e abitata ora da una coppia giovane con bambini. La casa consta di due ampi vani non suddivisi, a piano terra la zona giorno, al primo piano la zona notte dove le “camere” sono suddivise da grandi armadi. Sembra un bellissimo rifugio e i ragazzi ci riferiscono appunto di avere cercato una casa molto isolata e supertranquilla, ma di ospitare con piacere gruppi di amici.

Ca’ Spinonealt. m 1186 – Assieme a Lama, posta sull’altra sponda del fosso omonimo che scende dall’Alpicella del Cimone, Ca’ Spinone è il punto di arrivo della strada che sale da Castello e rappresenta il tetto dell’ insediamento storico del comune di Riolunato su questo versante, all’ombra del monte Cimone; (su quello opposto casa Le Macchie, situata ai piedi del monte Cantiere sul tracciato della strada ducale Vandelli, raggiunge quota 1310 metri.).
La pubblicazione il Frignano del 1998 così descrive i fabbricati:
<<L’edificio corrisponde alla tipologia della casa rurale ad elementi separati; infatti l’abitazione e la stalla sono costruiti in corpi di fabbrica distinti con la tradizionale contrapposizione tra la copertura del rustico a due acque, e quella della casa a quattro. Entrambi gli edifici sono di notevoli proporzioni, con prevalenza della parte residenziale: la disposizione affiancata sullo stesso livello sul margine del pendio, secondo una linea perpendicolare alla strada in arrivo, forma una sorta di sbarramento conclusivo della strada, reso più imponente dal dislivello dell’ultimo tratto. L’abitazione si articola sui consueti due livelli con quattro aperture per piano molto distanziate in facciata, tipiche di una impostazione distributiva settecentesca, pure confermata dai caratteri costruttivi di porte e finestre in massicce riquadrature d’arenaria. Merita un cenno anche il fabbricato della stalla con soprastante fienile, risolto con un volume in pietra a vista di ottima fattura, che conferma la valenza architettonica dello sporto del manto tradizionale in lastre di arenaria, molto contenuto sia sul fronte che sui fianchi. Interessanti le date, “1943”, “1945”, attestanti il periodo di costruzione, incise sui portoni e su un finestrino.>>

Allo stato attuale, come si è detto, la casa è quasi completamente crollata e ben poco è visibile di quanto descritto sopra, mentre la stalla/fienile appare ottimamente restaurata, con mantenimento della struttura originaria.

La Via dei Forestieri

Da qui il percorso prosegue in salita, a lato di un ruscello, seguendo una forestale e poi, un po’ a occhio, fino a raggiungere la “Via dei Forestieri” (sentiero CAI 479) che abbiamo già percorso lo scorso anno e descritto nell’itinerario che passa per Le Vaglie e Castiglione.
Stavolta ne percorriamo un piccolo pezzo in direzione Le Polle, poi per una sterrata raggiungiamo in sequenza i borghi de La Creta (abitato), Ponticelli di Sopra e di Sotto, Ca’ di Picchiotto (abbandonata) e Piandellacciola (abitato).

Da La Creta al Serretto

La Creta: alt. M 1134 – L’insediamento è articolato attorno ad una corte di piccole dimensioni con abitazione, stalla dotata di soprastante fienile, e stalletta. Il mulino è a una certa distanza dal greto del Rio Torto.

Ponticelli di Sopra e di Sotto – alt. m 1087.
Il toponimo deriva dal collegamento della casa con quella che le corrisponde quasi simmetricamente sulla riva opposta di un affluente del Rio Torto, solcato da un piccolo ponte rimasto ad indicare la località.

La descrizione sul libro il Frignano; non abbiamo osservato tutto questo, occorreva una visita più accurata:
<<Ponticelli di Sopra sorge sulla riva sinistra di un affluente del Rio Torto ed è composto di alcuni edifici disseminati su un tracciato ancora perfettamente conservato nel selciato e nei muretti a secco, diretto alla soprastante Creta e al mulino omonimo, che concludono a quota più alta la serie degli insediamenti del corso iniziale del Rio Torto. La casa d’abitazione principale ha una fisionomia settecentesca sostanzialmente inalterata, anche se presenta in copertura un manto in lastre di fibrocemento; il portale ad arco ha dadi molto sporgenti alla base dei piedritti di marmo chiaro, che si apparentano alle strette e bianchissime piattabande d’imposta dell’arco, a forte contrasto sul grigio della pietra.
Al di sopra del portale è murata una grande lastra d’arenaria trapezoidale accuratamente spianata, scolpita a bassorilievo con uno stemma gentilizio a forma di scudetto, cui è sovrapposta un’ aquila ad ali spiegate; nella parte inferiore della lastra compare, con bei caratteri, una scritta a tutta lunghezza, “Bartolomeo Daghi 1796” . Nella parete della stalla antistante che si affaccia sulla strada spicca una sorta di bifora d’arenaria a luci quadrate. Al centro della stessa parete è posta una maestà in nicchia con una formella di terracotta smaltata policroma, raffigurante una Madonna con Bambino.
Sul fianco di una stalletta incassata nel pendio si apre un singolare finestrino ovale monolitico, dello stesso tipo comunemente usato negli oratori rurali come occhio di facciata.>>

Non abbiamo qui verificato tutto quanto descritto dal “librone”. Torneremo.

<<Da Ponticelli di Sotto si dirama una strada che serve case altrettanto antiche come Piandellacciola e Ca’ di Picchiotto, confermando la località come centro dell’insediamento di tutta la zona.
Nel nucleo si trova una casa d’abitazione di grandi dimensioni con un’ala ortogonale interessante per elementi costruttivi quattro-cinquecenteschi, come un finestrino del piano terra ad architrave triangolare, ed una al primo piano di forma quadrata con davanzale sporgente. Il portale sembra invece sostituito in epoca posteriore.>>

Ca’ di Picchiotto – alt. m 1045
Il complesso, che non ha subìto alterazioni vistose, adesso in rovina e abbandonato, presenta una fisionomia omogenea in tutte le sue parti databile ad un periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo. Appartiene ai casolari storici dell’alta valle del Rio Torto, incentrati su Ponticelli di Sotto il quale funge da raccordo viario verso la strada di Castello. Il toponimo risale alla “picchiotta”, un bastone con estremità nodosa usato per razzolare nel castagneto.
Il casolare rappresenta un caso emblematico di edificio accorpato, ovvero nucleo originario cui si addossarono nel tempo vari corpi di fabbrica residenziali e rustici fino alla composizione di una volumetria articolata, qui con forma di T.

Piandellacciola, mt 1015, fa parte degli insediamenti rurali di primo impianto attestati nel tratto iniziale del Rio Torto alle falde del Monte Cimone. Il portale d”ingresso principale è collocato in angolo tra due corpi di fabbrica ortogonali e si caratterizza, oltre che per la tradizionale lavorazione a fitti solchi paralleli sulle facce estreme dei monoliti, anche per il raffinato decoro a losanga delle facce interne dei piedritti a solchi sottili e incrociati. Sulla parete che affianca l’ingresso si trova una maestà in nicchia, chiusa da uno sportellino, realizzata con semplici pietre giustapposte con un davanzalino sporgente di forma grezza e corrosa sul quale è incisa la data “MCCCLX…”; al di sopra della nicchia è murata una targhetta in pietra datata “1929”, forse un riferimento al montaggio della nicchia, con riuso del davanzalino. La casa, tuttora abitata, presenta segni di alterazione, evidenti nella sostituzione del manto del tetto in lastre di arenaria con lastre di fibrocemento.

Continuando a scendere si arriva al Serretto e di qui all’Oratorio della Madonna del Caio. Siamo a Castello e l’interessantissima escursione è conclusa.

Serrettoalt. m 903 – occupa un rialzo poco distante dall’oratorio della Madonna del Caio da cui si domina la sottostante borgata di Castello. La casa comprende diversi edifici costruiti sul margine del declivio in modo da sfruttare il pianoro retrostante per una grande corte sulla quale prospettano il fronte principale dei rustici e dell’abitazione. Di notevole consistenza planimetrica, risulta più imponente per il piano terra sopraelevato di circa un metro sul livello della corte, con portale d’ingresso servito da scala in pietra.
Sul fianco della casa è addossata l’ aia principale dei rustici che si affacciano sul cortile con un portico che protegge le operazioni di carico del fienile e le attività all’aperto. Notevole un antico portale decorato da una croce a bracci uguali.
Il complesso conserva inalterate le caratteristiche tipologiche dell’impianto rurale originario, oltre che quelle architettonico-costruttive; grazie alla sua posizione dominante svolge un ruolo importante nella configurazione ambientale dei dintorni di Castello.

Fonti documentarie

Le parti descrittive in carattere piccolo sono tratte dalla pubblicazione
“Insediamento storico e beni culturali. Il Frignano, Provincia di Modena 1998” (vol 2) – ed. Coptip  Parecchie situazioni rispetto a quanto descritto in quella pubblicazione sono molto cambiate, alcuni edifici ristrutturati con maestria, altri irrimediabilmente degradati.

 

 

 

 

 

 

 

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