La Via Romea Nonantolana

Il territorio modenese – tra pianura e Appennino, circoscritto tra i fiumi Secchia e Panaro – vide, nel medioevo, il passaggio di sovrani, di mercanti, di milizie e di pellegrini. Le tracce dei cammini percorsi sono le mulattiere, le pievi, gli ospitali, le chiese, i borghi, le maestà – testimonianze preziose di un passato ricco di storia ed eredità di un’epoca in cui il viaggio aveva soprattutto un significato religioso e spirituale. La Via Romea Nonantolana – strada storicamente praticata nel medioevo – è oggi nuovamente percorribilie da chi, camminando o pedalando, vuole scoprire e capire lo spirito che animava i nostri antichi avi.

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STORIA

Nel VII secolo l’Italia centro-settentrionale si divise tra territori conquistati dai Bizantini e territori longobardi: le grandi vie di comunicazione (quali la Flaminia Emilia), occupate a settori dalle due armate nemiche, divennero quindi impraticabili in tutta la loro estensione. In particolare nel modenese i Longobardi, che con la campagna bellica di Liutprando nel 727 avevano esteso i propri possedimenti a oriente fino oltre il Reno, necessitavano di vie di comunicazione sicure e possibilmente lontane dagli avamposti bizantini.
DSCN9719_2L’opera di riorganizzazione viaria fu quindi intrapresa da Re Astolfo il quale nel 749 donò il territorio di Fanano e di Sestola al cognato Anselmo. Questi, una volta rinunciato al titolo di duca e vestito l’abito monacale, fondò un monastero e un ospizio benedettino, indispensabili strutture di supporto in prossimità del crinale appenninico.
 
Come nessun tempo mi appartiene,
eppure sempre indico il tempo,
così nessun tempo sicuro
appartiene a te o viandante.
(Torre dell’Orologio di Fanano, iscrizione datata 20 ottobre 1609)
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Tre anni dopo, nel 752, Anselmo fondava un altro monastero a Nonantola, atto dettato dal fervore religioso, ma anche dalla necessità di sorvegliare territori (quello ferrarese e bolognese) per i quali le velleità bizantine non si erano ancora completamente assopite e conferire ai confini del regno un marchio di inviolabilità mediante l’impronta sacrale dell’insediamento monastico. Nonantola divenne il nodo del nuovo complesso viario e la Via Romea Nonantolana, che collegava i due monasteri benedettini fondati da Anselmo, assunse importanza strategica di rilievo, permettendo il collegamento, attraverso il Passo della Calanca, con i ducati longobardi di Spoleto e di Benevento. La strada fu quindi percorsa da milizie, corti reali, viandanti, pellegrini che si recavano a Roma: sorsero strutture di sostegno ai viaggiatori, quali l’ospizio della Val di Lamola (oggi Ospitale), dedicato a S. Giacomo e alle dipendenze del monastero di Fanano, e altri “posti tappa” la cui funzione è testimoniata dai toponimi delle località (Ospitale e Ospitaletto a Marano ne sono l’esempio più chiaro).
Al decadere di Nonantola e all’affermarsi delle potenze autonome e rivali di Modena e Bologna venne meno l’unità dei territori nei quali la Via Romea Nonantolana si snodava. Ciò comportò il declino e la frammentazione del percorso, anche se un antico tracciato nei pressi di Fanano venne utilizzato per tutta l’epoca feudale divenendo la “Mutina Pistoria”, strada citata in un trattato siglato nel 1225 tra il Comune di Modena e quello di Pistoia.

Il sentiero per tutta la sua lunghezza, è indicato da segnali a vernice gialle (variante del tracciato – destra Panaro) e tabellato con frecce direzionali metalliche bianco-rosse recanti l’indicazione dei tempi di percorrenza, (tracciato storico – sinistra Panaro).
Il sentiero è percorribile anche in mountain bike; alcuni tratti sono consigliabili solo a ciclisti esperti.
Dislivello totale 1748 mt
Il percorso escursionistico ha inizio a Nonantola, lungo tratti di strada dalle ampie panoramiche sulla sottostante Valle del Panaro, su Marano e sulla Torre della Chiesa di Festà. La piccola borgata di Denzano è tutta raccolta attorno all’antica Pieve del XII secolo. Usciti dal centro,  si trovano le omonime Salse, dove si osserva un fenomeno simile a quello delle Salse di Nirano: emissioni di fanghi ed acque melmose fredde sospinte verso l’alto da idrocarburi.
Si prosegue quindi per il centro di Ospitaletto per visitare la sua Parrocchiale, qui il verde si fa particolarmente suggestivo e si può avvistare anche il monte Cimone, mentre scendendo fra ginestre e roverelle, si può godere la veduta dei Sassi di Roccamalatina.

Raggiunta la Provinciale si arriva a un’importante tappa: la Pieve di Coscogno intitolata a Sant’Apollinare. Si procede fra i coltivi con una magnifica vista sulla valle del fosso di Benedello. Nel vicino borgo di Niviano è possibile vedere la Torre, che doveva risalire all’XI secolo, e un bell’Oratorio seicentesco; a Lavacchio  i famosi  murales.

Situata nei pressi del monte Cimone, Sestola merita una sosta per il suo caratteristico borgo medievale.

A pochi Km si incontra Fanano, nodo nevralgico della Via Romea Nonantolana, nonché centro dotato di un ricco patrimonio artistico, come il Parco Urbano di Sculture in Pietra, un museo all’aperto che accoglie 213 sculture realizzate nel corso dei diversi simposi di scultura.
Si procede quindi verso Ospitale. Per gli amanti delle escursioni naturalistiche, ci troviamo nell’area del Parco del Frignano, il lago Scaffaiolo e il lago Pratignano fino a giungere  uno dei tratti meglio conservati e più affascinanti della Romea, fra boschi e praterie.


Come arrivare

Casello autostradale A1 Modena, quindi si prende la SS 255 per Nonantola. Modena dista 39 Km da Bologna, 130 Km da Firenze, 170 Km da Milano, 404 Km da Roma.


testi tratti da Appenninoverde e Camminideuropa

 

 

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