Il primo giorno di marzo a Fiumalbo era conveniente recitare una filastrocca portafortuna o scaccia iella che diceva così:
“Oggi entra Marzo, crepa la terra, sorte la bega de sottoterra, Dio ce salvi dalla bega, dalla strega, dalla femmena mandrega, dal can rabbioso e dall’ommo invidioso (dal prete grasso e dal vilan che va a spasso)”.
In mezzo a queste mostruosità dalle quali bisognava difendersi, la “femmena mandrega” ci rimanda alla Margolfa (o Marcolfa), un’entità femminile ultimo residuo della natura indomita.
La sua testa scolpita sui cantoni e sui muri delle case l’avrebbe sicuramente tenuta alla larga così come tutte le sue altre paure che popolavano le nostre montagne,i boschi, i fossi, í laghi, ma soprattutto le lunghe nottate buie.
In località “Cà de Gabani” al Versurone è scolpita sul muro l’immagine píù arcana e paurosa che esista, la Margolfa dal volto di lupo, con i denti che si prolungano sulle labbra, ma averla riprodotta vicino alla porta è sicuramente la cosa migliore che sia stata fatta, nessun nemico, mostro, strega o untore si sarebbe mai avvicinato.
Questa prassi era usata dagli avi dei Fiumalbini, i “Ligures Friniates” (Liguri Friniati), che sulla porta di casa usavano appendere teste mozzate ai nemici; in questo modo i malintenzionati se ne sarebbero stati alla larga.
La Margolfa più famosa e misteriosa è quella della Danda (n. 23 della mappa), fino a mezzo secolo fa posta sul colmo del fienile dell’aia. E’ composta da due pezzi staccati, la testa è quella di un guerriero ligure con elmo e baffi, il corpo invece è quello del Dagda (da cui il nome della località Danda), antica divinità preromana abitante dei boschi, dalla pancia e dall’appetito smisurato, vestito con una pelle e rappresentato con un grande randello.
Su queste rappresentazioni, che ci rimandano al tempo in cui in questa zona la storia non era ancora stata scritta, c’è sicuramente ancora molto da scoprire.
(Testo di Dario Brugioni)
Santi Davide
Margolfe e piccole sculture in pietra arenaria interamente fatte a mano
339 2911895
[email protected]
Via Monterasino Basso – n. 9
in alto: rabbioso o rabioso?
Ho copiato pari pari il depliant, una pagina del quale è qui pubblicata, quella con la mappa.
Lì c’è scritto così e siccome la paternità del testo non è mia ho lasciato com’era, anche se l’iscrizione riportata mette una B sola
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Grazie del vostro articolo, ho approfittato della bellissima festa di San Bartolomeo per organizzare una “caccia alla margolfa” insieme alle figlie.
Le margolfe fuori dal paese non sono ben note neppure agli stessi abitanti (ne’ tantomeno ai molto delle seconde case) e non è stato facile trovarle.
La margolfa di Danda, sicuramente la più affascinante, è gelosamente custodita dal suo proprietario all’interno della casa e non ha piacere di ricevere visite: anzi, devo ringraziarlo per averci permesso, dopo lungo pregare, di visitarla. A guardarla non sembra avere nulla a che fare con il dio celtico Dagda, anzi la testa sormonta un corpo evidentemente femminile.
La margolfa di Ca’ de Gabani è stata rimontata storta con la ricostruzione dopo il terremoto del 1920. Vale la pena comunque vederla perché sembra la più antica e la più vicina all’origine del nome stesso di Margolfa, composta dalle due parole “marca” (nel senso di confine) e “lupo”, a indicare una testa di lupo che segna un confine.
Abbiamo conosciuto Davide Santi che ci ha davvero illuminato sul mondo delle margolfe, consiglio di andarlo a trovare nel suo atelier.
Ottimo. Fa piacere vedere che l’argomento interessa e la caccia al tesoro è davvero una bella idea
Hai assolutamente ragione. E’ un busto femminile con copricapo e abito dal collo alto.