Il Monte Cimone di Mirto Campi

Mirto Campi, uomo di montagna, profondo conoscitore e amante del territorio e della natura, scrittore. Attualmente è sindaco del comune di Fiumalbo.

Vi proponiamo qui il suo articolo sul Cimone, pubblicato sul numero 0 (luglio 2008) della rivista Il Frignano, edita da Adelmo Iaccheri editore in Pavullo. Perchè anche per noi (e non potrebbe essere diversamente dato il nome di questo sito) il Cimone è il nostro nume tutelare!

Utilizzeremo però foto nostre al posto di quelle di Mirto che trovate, invece, sulla rivista.


Sasso della Capra

Mi piace rompere il ghiaccio, in questo numero zero, parlando del Cimone: nella speranza che sia di buon auspicio per i numeri futuri e poi, con tutto il cuore, perché sono affezionato in maniera particolare a questa montagna.
Alcuni studiosi e letterati del passato hanno visitato, descritto e raccontato di questa porzione d’Appennino.
Gaio Plinio Secondo – Como 23/Stabia 79 – conosciuto come Plinio il Vecchio, nel suo libro Naturalis Historia, capo 83, II libro di geografia, nel 77 d. C. racconta degli eventi dei fuochi di gas metano di Barigazzo e delle salse di Nirano.
Un altro letterato, Alessandro Tassoni – Modena 1556/Modena 1635 – scriveva: Che le selve del crin nevose e folte / Servon di scopa alle stellate volte.
Lazzaro Spallanzani – Scandiano 1729/Pavia 1799 – nel proprio libro Viaggi nell’Appennino, descrive i nostri boschi come: nella patria de’ faggi.
Giovanni Pascoli, nella casa di Caprona di Castelvecchio di Barga, provincia di Lucca, nella raccolta dei Canti di Castelvecchio, alla poesia La partenza del boscaiolo scriveva:

La scure prendi su, Lombardo,
da Fiumalbo e Frassinoro!
Il vento ha già frugato il cardo,
fruga la tua barba d’oro.

Lapide di arenaria che ricorda l’ascensione, avvenuta il 27 Agosto 1726 del Duca di Modena Francesco III incisa su ordine dello stesso Duca.

Pure Francesco III d’Este, nel 1726, volle visitare la sommità del Cimone e, restandone affascinato, fece scolpire su una lastra di macigno, ancora evidente, queste parole: UT SOLIS EXORTUM VIDEAT FRANCISCUS IN ALPES SE TULLIT EXCELSAS PHOSPHORE REDDE DIEM – MDCCXXVI.

Certo che quest’Appennino ha sempre avuto dei proseliti; certamente non possiede montagne al pari di Dolomiti e Alpi, ma non è certo l’altezza che conta in una montagna o in una catena montuosa: altri sono i motivi che un luogo prende al cuore. … Non è l’altezza che innamora ma il panorama che da quassù si può godere, la possibilità di vedere due mari contemporaneamente: Tirreno e Adriatico. E’ una vetta posta al centro dell’Italia e, tra l’altro, si possono osservare 4/10 di tutta la Nazione; senza parlare dello scenario che si presenta con la catena delle Alpi visibile al gran completo.

(- Vedi a questo proposito il nostro articolo su L’orizzonte del Cimone – )

Con la latitudine di 44° 11’ Nord e la longitudine di 10° 42’ Est, il Cimone diventa il Grande Padre che chiama verso sé; rappresenta il simbolo di un popolo, di una provincia, è il punto di partenza d’ogni fiume, vallata, strada.

Fin da lontano s’intravede la tipica cuspide piramidale che ti richiama, che non t’abbandona mai; la cerchi e la osservi consapevole che lassù hai casa, famiglia, ristoro: là risiede la tua vita.
Pensare che in epoca remota gli uomini ne temevano l’altezza tanto da procurarne terrore e paura ed evitarne la sommità: è forse per questo che i paesi limitrofi sono stati partoriti a debita distanza?

Il nome

Alpe o Cimma sono modi comuni della gente di montagna d’indicare la massima elevazione d’una vetta: da qui è nato il nome di Cimon dell’Alpe o Alpone? Anticamente chiamato Mons Auginos, fu poi ribattezzato Mons Orientalis, monte Orientale in quanto è la prima vetta che viene baciata dai raggi del sole che nasce a oriente, a est. Nella carta degli Stati dei Serenissimi Duchi d’Este, redatta nel 1746 dall’ingegnere Vandelli, si trova indicato il nome di Cimone monte orientale; successivamente fu chiamato Alpone, poi Cimon dell’Alpe, infine Cimone.

Geologia

Geologicamente parlando il Cimone è costituito da strati di arenaria macigno intercalati con strati d’argille. Le arenarie sono rocce di sedimentazione formatesi dal deposito di detriti trasportati dalle acque; in particolar modo quelle del Cimone sono chiamate turbiditi perché formatesi in un mare profondo. I materiali mescolati sono andati a posarsi sul fondo marino: prima i più pesanti e poi quelli sempre più leggeri; ecco che le arenarie si dicono gradate, elementi grossolani verso il basso e sempre più fini verso l’alto. Tutto è successo 50-60
milioni d’anni fa nell’attuale mar Tirreno, poi intervennero le forze orogenetiche che sospinsero le rocce portandole a innalzarsi col tempo nella direzione attuale. Per quello che riguardò la vetta del Cimone, in particolare, a causa di tali resistenze incontrate durante questo spostamento, la gradazione degli strati
andò incontro ad un totale ribaltamento presentandosi in posizione rovesciata alla collocazione originale.

Provate a visitarne la cima all’alba; in lontananza, come braci accese, si scorgono le luci dei paesi e delle città della Pianura Padana: Parma, Bologna, Reggio Emilia, Modena, Mantova, Ferrara, Rovigo, Ravenna. Ma questa montagna bisogna amarla nelle mattine gelide d’inverno: bianca e carica di neve emana i riflessi del sole tutt’attorno. Bisogna farsi rapire al culmine di una bufera di neve, investire dalle capriole delle nuvole, travolgere dall’odore dell’erba cervina; avere il coraggio di ascoltare la propria voce nell’immensa vallata sottostante: occorre concedersi la sommità almeno una volta nella vita per comprendere la ricchezza e lo splendore del monte Cimone.

L’Osservatorio meteorologico

La vetta del monte Cimone dei nostri giorni non incute più paura o terrore, tant’è che proprio sull’apice è presente il laboratorio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, stazione scientifica che studia l’atmosfera e i cambiamenti climatici.

Rifugio Romualdi com’era, foto tramite E’ Scamadul Sestola
ex Rifugio CAI Romualdi. Ospita l’Osservatorio climatico italiano “O.Vittori” del CNR, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima

Questa stazione, ubicata nel vecchio rifugio CAI della sezione di Modena intitolato a Gino Romualdi, e intitolata ora ad Ottavio Vittori (1), svolge attività sperimentale per valutare lo stato di salute dell’atmosfera mediante l’esecuzione di misurazioni riguardanti la concentrazione di composti gassosi: monossido di carbonio, anidride carbonica, ozono, biossido di azoto, metano e clorofluorocarburi e altri gas.
Segue il lavoro e il monitoraggio delle particelle di spore e pollini con diametro
inferiore ai 10 micron (10 millesimi di millimetro), controlla la radioattività
naturale, misura la radiazione solare e cosmica, registra i classici parametri meteorologici come pressione, temperatura, direzione e forza del vento, umidità.

Il CNR – Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima collabora con l’Aeronautica Militare Italiana, Ufficio Generale per la Meteorologia, con le Università di Bologna (laboratorio di Radiochimica Ambientale), la Facoltà di Scienze Ambientali di Urbino, il Joint Research Centre of Ispra-Varese (Institute for Environment and Sustainability), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Ricerca sulla
Montagna.

Il monte Cimone fa parte della G.A.W. Station: Global Atmospheric Watch, un programma dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, organo deputato al controllo dello stato di salute dell’atmosfera terrestre. La stazione del monte Cimone è una delle 59 stazioni al mondo che fa parte del World Data Centre of Greenhouse Gases, Data Base Mondiale dei Gas Serra con sede a Tokyo, Giappone.

Dati sulla stazione dell’Aeronautica

Interessanti dati e notizie sulla Stazione li trovate su questa pagina del Ministero della Aeronautica Militare
http://www.meteoam.it/page/monte-cimone

 

il 5 agosto si celebra la Madonna della Neve
Cartolina di inizi ‘900
Cappellina della Madonna della neve

 

 

 

 

 

 

La stazione è visitabile previo appuntamento e sempre aperta al pubblico nella sola giornata del 5 agosto: festa della Madonna delle Nevi ubicata all’interno della stessa cappella eretta sulla vetta nel lontano 1908.

E’ presente un itinerario geomorfologico, Il sentiero dell’Atmosferacon punto di partenza da Pian Cavallaro e con innesto nel sentiero CAI 449 o numero 11 del Comune di Sestola; si continua a percorrere la parete nord-ovest, adatto a tutti.

Tutto questo avviene ai giorni nostri, ma la prima ascensione, documentata e datata 1569, appartiene al Conte Guidinello Montecuccoli. Nel 1655 ne viene per la prima volta misurata l’altezza dai padri Riccioni Grimaldi: 2.197 metri s.l.m.

La Torre Osservatorio

La torre ottagonale

Anticamente sulla vetta vi era, fino al 1942, una torre ottagonale che fungeva da osservatorio; questa torre, tutta realizzata a mano e con sassi di pietra arenaria, fu inaugurata nel 1892 e dedicata allo studioso modenese Montanari il quale, nel lontano 1671, applicando per primo in Italia il metodo della misurazione barometrica, trovò l’altezza della vetta del monte Cimone.
Nel 1675 vi salì il Duca di Modena, Francesco II d’Este. Carandini, ufficiale del Genio Militare di Modena, nel 1816 costruì una piccola ma robusta piramide per i rilevamenti di una carta geografica; questa costruzione ospitò molti altri studiosi e scienziati fino all’anno 1828.

La targa dell’associazione E’ Scamàdul in ricordo della torre osservatorio

Il progetto d’innalzare una torre osservatorio sulla vetta del Cimone nacque nel 1852: di forma piramidale e composta da tre sezioni non fu però mai realizzata. Parenti, autore del precedente progetto, e Tacchini, fondatore di un osservatorio nel castello di Sestola nel 1886, convinsero il Governo dell’importanza di costruire la torre osservatorio, ottenendo i finanziamenti necessari. Nel 1879 si costruirono le capanne alloggio per gli operai e, nel 1881, si posò la prima pietra della torre, terminata solo nel 1888: forma esagonale, alta 14 metri, perimetro di 38,40 cm. Nella torre funzionavano un termoigroforo, strumento che misurava su di una cartina la temperatura e l’umidità dell’aria, e l’eliofanografo che aveva il compito di registrare la durata giornaliera della luce solare. Nel 1922, anno in cui lo studioso Videmari andò in pensione, la torre cominciò il suo declino, anche se il Genio Civile la restaurò nel 1934 per esperimenti in campo televisivo: abbandonata, fu lasciata cadere durante l’ultima guerra.

 

Sport ed economia

Escursionismo e scialpinismo

Una vasta economia, oggi, cinge le praterie basali della vetta del Cimone: è il Consorzio invernale del Cimone che con i suoi 23 impianti di risalita e 50 km di piste da sci, s’inserisce a pieno diritto nel panorama nazionale degli sport invernali. Si possono praticare anche scialpinismo ed escursioni con ciaspole.

 

 

Il cono terminale della vetta del monte Cimone rappresenta il cuore del Parco del Frignano e l’anima indiscussa della sua gente. E’ come un continente: tutt’attorno è stata terra di leggende, sanguinose battaglie, castelli e fortilizi; pure gusto della poesia, terra di costumi diversi, lavoro, sudore e fatica quotidiana, contrattazioni chiuse con una stretta di mano e giuramento da non infrangere.
E’ così da sempre; senza sosta il Cimone ha generato gente orgogliosa di vivere nel proprio Paese, difendere il proprio campanilismo, coltivare il proprio pezzo di terra; con i rintocchi del campanile a dettare le regole e scandire le ore delle giornate e della vita, richiamare alle festività, dare l’ultimo saluto agli amici.
Da lassù il monte Cimone è testimone del tempo e lo sarà per sempre.

Piccola galleria di immagini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1) Ottavio Vittori

Fondatore e primo Direttore dell’Istituto FISBAT, ufficiale del Servizio dell’Aeronautica Militare, Comandante dell’Osservatorio del monte Cimone negli anni Cinquanta ed uno degli scienziati che più hanno contribuito allo sviluppo della fisica dell’atmosfera nel nostro Paese.
Laureatosi in fisica all’Università di Roma nel 1949, ha dedicato la sua vita di studioso, fin dalle prime ricerche giovanili, ai fenomeni atmosferici. Dagli inizi degli anni sessanta ha insegnato fisica dell’atmosfera all’Università di Bologna. A Bologna ha anche diretto l’istituto del CNR «per lo studio della fisica e chimica dell’atmosfera». Membro permanente del CNR presso il World Climate Researches Project, avente lo scopo di unificare tutte le ricerche sul clima che si svolgono nel mondo.

 


IL FRIGNANO – rivista annuale

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Storia del Frignano, Montecuccoli, Pavullo, Sestola, Serramazzoni, Pievepelago, Lama Mocogno, Montecreto, Fiumalbo, Polinago, Fanano, Montese, Riolunato. Direttore Editoriale: Emilio Balboni
In redazione: Franca Ascari Scanabissi, Walter Bellisi, Carlo Beneventi, Paolo Bernardoni, Alberto Burchi, Adelmo Iaccheri, Alberto Pini, Andrea Pini
Editore: Adelmo Iaccheri Editore in Pavullo

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