Sestola: il giro dei borghi

Giro dei borghi: anello per borghi, metati e maestà

A coloro che amano camminare, ma non se la sentono di inerpicarsi per crinali e pendii, consigliamo questo stupendo percorso dagli interessanti aspetti paesaggistici, botanici, storici e antropici.
Tempo di percorrenza totale circa 4 ore. In caso di neve si può fare anche con le ciaspole!

Il giro non ha una sua segnalazione, perciò cerchiamo qui di dare una puntuale descrizione, corredata dalle foto, in modo che anche in assenza di guida si possa percorrerlo in autonomia. Chi desideri una guida potrà rivolgersi all’Associazione E’ Scamàdul.

 


Per la descrizione abbiamo utilizzato in parte il testo di Sergio Balboni pubblicato sul numero 11-Giugno 2012– de I quaderni di E’ Scamàdul (sull’articolo originale troverete molto di più!).
Foto @Antonella Romagnoli e @Emilio Balboni. Le cartine sono elaborate da Emilio Balboni.


Descrizione

L’itinerario è un anello che da sud-est a nord-ovest tocca i principali borghi nei dintorni di Sestola. Il percorso, incrociando diverse strade principali, permette di modulare il ritorno in base al tempo a propria disposizione.

Fino a Poggioraso

Si parte da Piazza Torre a Sestola, si scende lungo le attuali Vie Cavalcabò, Boselli e Palazzuola, fino al camping per tratto della Via Romea fino a La Palazzuola. All’altezza della Piscina una Maestà. Continuando a sinistra s’intravede il rudere di un casolare con annessi servizi denominato l’Oppino (m 925 s.l.m.), fitonimo che muove dal latino o p u l u s = «acero campestre» volto al diminutivo.

Torre e Via Cavalcabò
Via Boselli
Via Palazzuola

 

 

 

 

 

 

Maestà nei pressi della piscina
La Palazzuola
Oppino

 

 

 

 

 

 

Si prosegue per strada asfaltata (via Palazzuola) fino a l’Oppio, (m 882 s.l.m.), borgata anch’essa denominata dal latino o p u l u s = «acero campestre».L’ Oppio è un insediamento rurale di antico impianto organizzato intorno a una corte che presenta ancora l’originaria pavimentazione in arenaria. Al suo interno è presente una casa-torre angolare del secolo XVI con sporto di gronda su mensole sagomate in pietra. Addossato alla torre è un sottopasso stradale. L’impianto è il risultato di successive stratificazioni costruttive come risulta dagli innesti murari dei vari edifici. La fisionomia della corte è caratterizzata dall’omogeneità del paramento murario in pietra, dalla continuità dei tetti in lastre e dal lastricato.
Scendendo ulteriormente si arriva al guado del Fosso della Faggia Secca dove una strada prosegue verso la Superchina e Fanano.

Oppio
Fosso della Faggia secca
Via Sassopagano

 

 

 

 

 

Poco prima del guado una diramazione si mantiene a sinistra del Fosso, lungo il quale erano dislocati almeno tre mulini, e attraversa il Borgo denominato Tintoria (m 858 s.l.m.), dall’attività di tintoria della lana praticata in loco da qualche artigiano.

Tintoria
Tintoria – la casa padronale
Tintoria

 

 

 

 

 

 

Tintoria – la Maestà
Tintoria

 

 

 

 

 

L’abitato della Tintoria è composto da una serie di edifici costruiti a destra lungo la strada che segue il corso del Fosso della Faggia Secca; l’attività di tintoria era espletata in un lungo edificio, in parte in rovina, posto tra la strada e il corso d’acqua. A monte della tintoria si trova una casa grande con cortile chiuso da un muretto che termina con un pilastrino monolitico con nicchia devozionale. A valle della tintoria si trova una maestà di notevoli dimensioni del tipo ad ‘urna’ che reca la data 1827. A monte della tintoria, ma a sinistra della strada, sorge la casa padronale con portale ad arco la cui chiave porta incisa la data 1882.

Il nostro percorso svolta a sinistra e scende ad un casolare oggi denominato le Morali (m 806 s.l.m.), sulla Statale 324. Si segue a sinistra la statale per breve tratto, passando di fianco al Monte Cimone Golf Club, fino al primo tornante e si prende a destra una strada vicinale.

Le Morali
La Statale 324
Monte Cimone Golf Club

 

 

 

 

 

A sinistra si raggiungono le Pradole (m 865 s.l.m.), toponimo che origina dal latino p r a t u l a = «terreno non coltivato», e a destra Serraventata (m 845 s.l.m.), dal latino s e r r a + v e n t u s = «crinale montuoso esposto al vento». Dalle Pradole e da Serraventata la vista spazia su tutta la valle del Leo.

Le Pradole
Serraventata
Serraventata

 

 

 

 

 

L’edificio delle Pradole costituisce un significativo esempio di casa-torre con colombaia. La torre richiama quella dell’Oppio anche se più alta di un piano. La torre è inglobata, tranne che a valle, da un avancorpo destinata in parte ad abitazione e in parte ai servizi.  La corte, delimitata solo da un muro in pietra, conserva il lastricato in piastroni.
Da Serraventata la strada inizia a scendere lentamente, guada il Fosso delle Ville e poi corre in piano tra polloni di cerri e di castagni fino a Prà del Nizzo (m 834 s.l.m.), casolare un tempo immerso in un esteso castagneto.

Vista verso Poggioraso
Pra’ del Nizzo
Pra’ del Nizzo

 

 

 

 

 

Da Prà del Nizzo la strada sale lentamente in mezzo al bosco in zona umida e tocca la Lama di Sopra (m 871 s.l.m.), antica borgata ormai quasi completamente restaurata. Il toponimo, dal latino l a m a = «terreno franoso, acquitrinoso», denuncia una frana in quiescenza testimoniata dalla presenza di acqua che si scarica nel Fosso delle Ville.

Vecchio metato nel bosco
Nel bosco
Antico casolare a Lama di Sopra

 

 

 

 

 

 

La strada, ora asfaltata, con un ultimo slancio raggiunge la quasi pianeggiante serra o crinale di Poggioraso (m 919 s.l.m.), dove fino agli anni Settanta del secolo scorso svettava un cumulo di calestrino nudo, privo di vegetazione, cumulo asportato per far posto a un parcheggio. Il toponimo origina dal latino p o d i u m + r a s u s = «poggio, tumulo, rialzo, ammasso di materiale raso, liscio, nudo».

 

 

 

 

 

Poggioraso
Poggioraso
Santuario della Beata Vergine delle Grazie.

 

 

 

 

 

 

Qui è consi­gliata una visita al Santuario della Beata Vergine delle Grazie.

Da Poggioraso e ritorno a Sestola

Dietro alla chiesa, si arriva alla Provinciale che si attraversa per scendere alla strada asfaltata che porta alla borgata de La Macciòla (m 871 s.l.m., in origine Lamacciola). La Macciola rappresenta un consistente nucleo abitativo che nonostante le ristrutturazioni ha conservato le caratteristiche dell’architettura storica montana.

In direzione della Macciola
La Macciola
La Macciola

 

 

 

 

 

 

L’impianto si sviluppa lungo una stretta corte attraversata dalla strada, a monte della quale si trovano le abitazioni e sul lato opposte gli edifici di servizio. Le abitazioni presentano tutte le tradizionali aperture contornate da monoliti in arenaria. Sono presenti pure portali ad arco uno dei quali presenta sui piedritti i monogrammi di Cristo e della Madonna. Un altro portale ad arco riporta scolpito sulla chiave la data 1851 e le lettere G e Z. All’inizio della corte si trova una fontana con lavatoio protetto da portico ed una nicchia monolitica dedicata a S. Antonio.

La Macciola – Lavatoio

 

 

 

 

 

Dalla Macciola la strada sale in modo quasi impercettibile verso Le Utte (m 881 s.l.m., in origine le Lèute), aggirando la Rupe del castello di Sestola.
Proseguiamo per carrereccia per castagneti e boschi di cerro fino al bivio per le case de La Frassinara, giriamo a sinistra per una umida carrerec­cia che ci porta alle ristrutturate case de Le Utte incrociando il sentiero n.° 5 e passando di fianco all’Agriturismo equestre Cavalli di Sparta.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nucleo delle Utte è stato restaurato di recente e conserva la tipologia originale. Dalle Utte transitava la strada che da Sestola scendeva alla Fontanaccia di Castellaro per poi proseguire verso i guadi sullo Scoltenna di Olina e di Val di Sasso.
(Dalle Utte si può risalire verso Sestola attraverso la Fontana del Sasso (m 930 s.l.m.), oppure proseguire verso Roncoscaglia toccando la Gadella, la Guedrara, la Madonna dei Pagliai, il Ronco, Castello, la Secchiola, Dogana, la Gottola e la Peschiera per concludere il ‘giro’.)

Qui il nostro percorso segue per breve tratto il sentiero comunale n. 5 (Cai 449), in discesa fino alla prima casa, detta Casa delle Suore; qui si abbandona il sentiero comunale n. 5 (449 Cai) – che in discesa raggiungerebbe la casa La Tapina per poi proseguire nella valle – per proseguire, a sinistra, per strada forestale in disuso fino all’asfalto della via Baconi in località Gadella di sotto; proseguiamo a sinistra per detta strada incontrando prima le case della Gadella di sopra, poco dopo la Fattoria La Guedrara e infine il bivio della strada che da Poggioraso va a Roncoscaglia.

Casa delle Suore
Panorama verso Roncoscaglia
La Gadella di Sotto

 

 

 

 

 

 

La Gadella di Sotto – vecchia casa ora abbattuta
La Gadella di Sopra
La Guedrara
La Gadella di Sotto

 

 

 

 

 

 

Svoltiamo a destra, percorriamo un breve tratto della strada per andare a imboccare, a sinistra, il sentiero comunale n. 4 che passando dalla casa Il Balzo continua nel bosco, incontra due metati abbandonati (Dizzarotto) e prosegue nel bosco fino al rientro a Sestola, passando dai campi da tennis dell’ex  centro CONI – FIT.

 

 

 

Le mappe del percorso

mappa giro breve
Mappa giro completo

 

 

 

 

 

 


Riferimenti e collaborazioni:

Associazione Culturale E’ Scamàdul di Sestola
via Panorama, 11
[email protected]

I Quaderni di E’ Scamàdul
Quaderno numero undici – Giugno 2012 – anno VI n. 1

Carta dei sentieri di Sestola e dintorni
Sportello Verde del Cimone e Associazione E’ Scamàdul
reperibile presso lo IAT Cimone di Sestola

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