Cammino di San Bartolomeo: da Cutigliano a Popiglio

23 aprile 2023
km. 16 – dislivello in salita m. 540 mt.
tempo impiegato 5 ore – con Laura e Gemma


Il Cammino di San Bartolomeo è un sentiero pedonale e un cammino devozionale che unisce i luoghi dedicati al culto del santo fra Emilia e Toscana: Fiumalbo, Cutigliano, Spedaletto e Pistoia. Sono poi state aggiunte varianti in Val di Lima (la “porta lucchese” del Cammino, con un percorso che da Popiglio conduce a Vico Pancellorum e di lì a Limano, Cocciglia, San Cassiano e Pieve di Controne) e le tappe da Pavullo a Montecreto e da Montecreto a Fiumalbo.


Da Cutigliano al fondo valle

A Cutigliano prendiamo un caffè al Bar La Baita. In prossimità della Chiesa di San Bartolomeo imbocchiamo la rinomata passeggiata di San Vito, fin quando troviamo dopo circa 700m la deviazione sulla destra che indica Pratale e Lizzano.Dopo 2 km attraverso l’antica via ci troviamo al grazioso Mulino di Podilago. Scendiamo al piccolo ponte in ferro sottostante, sul Torrente Volata.
Ci troviamo adesso nel territorio del Comune di San Marcello-Piteglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Mulino di Podilago
Ponticello in ferro

 

 

 

 

Verso Pratale, Lizzano e Lancisa

Qui si dipartono le due direzioni possibili per questa tappa, come vediamo dalle indicazioni nei pressi del ponticello. Noi scegliamo la direzione via Mammiano.

Bivio
Fonte

 

 

 

 

 

Raggiungiamo così il borgo di Pratale dove noteremo sulla sinistra della piccola piazzetta il piccolo oratorio di Sant’Andrea, restaurato nel 1970.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si conoscono notizie documentarie su questo piccolo Oratorio che, senza dubbio, originariamente dipendeva dal Piviere di Lizzano. La struttura in pianta è assai semplice: si tratta di un unico vano ad aula con copertura lignea a travicelli. Sul lato destro rispetto al por­talino di facciata si addossa un campaniletto a sezione quadrangolare, con cella campanaria a bifora su ogni lato e tetto a bassa cuspide, di tegole. Sulla parete di fondo, dove è addossato l’altare maggiore in pietra, si aprono quattro monofore che illuminano l’aula. Esternamente l’edificio esibisce la muratura in bozze di pietra irregolari e sulla facciata principale, a capanna, si apre il portale d’ingresso, con architrave datato 1334 e lunetta a tutto sesto sovrapposta, dentro la quale è murato un frammento scultoreo attribuibile al sec. XV. Il portale è sormontato da una lapide di arenaria scarsamente leggibile i cui caratteri, tuttavia, sono trecenteschi. Probabilmente l’impianto ori­ginario risale all’anno inciso sull’architrave: 1334, e successivamente, adattamenti e forse ampliamenti furono operati sulla primitiva struttura durante i sec. XV-XVII. Tutto l’edificio è stato restaurato nel 1970. All’interno dell’architrave vediamo un bellissimo esemplare di Triplice Cinta, non semplicemente incisa ma scolpita, come gli altri simboli che l’accompagnano, tra cui si riconoscono una croce cosmologica, un Fiore della Vita inscritto in un cerchio, una croce con peduccio (che ricorda una tipologia usata anche dai Templari e dagli Umiliati), una foglia, un motivo ondulato (acque?), un’iscrizione con la data.

Pratale in Val di Lima è un antico borgo, posto in amena posizione nella valle del torrente Lima, già probabile insediamento ligure, un tempo capoluogo della Montagna pistoiese, fu quasi completamente raso al suolo da una terribile frana nel 1814. Le testimonianze principali del suo insigne passato (il Palazzo Pretorio, la Pieve e l’Ospedale dei Pellegrini) sono così state completamente cancellate. Oggi è centro di villeggiatura estiva, ideale punto di partenza per escursioni e percorsi naturalistici nei secolari boschi di castagni che circondano l’abitato.
Nel Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti, 1776-1852) ) troviamo questa menzione: “PRATALE in Val di Lima. – Casale con oratorio pubblico (S. Andrea) nella parrocchia di Lizzano, Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 3 e 1/2 a settentrione di San Marcello, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze. Trovasi sulla ripa sinistra del fiume Lima sotto il Villaggio di Lizzano e prossimo ad un mulino contrastato sino dal 1343 fra i Lizzanesi ed i Pratalesi.

Continuiamo il nostro cammino, abbandonando temporaneamente il tracciato del Cammino perché vogliamo vedere Lizzano, con i famosi “murales” e il bel lavatoio; risaliamo quindi al borgo di Lizzano pistoiese tramite uno stradello tra i campi (m. 730).

Un simpatico cartello ci dice chi è l’autore di questo sentierino!

 

 

 

 

 

 

Dopo la visita al paese, passando davanti alla chiesa seguiamo la strada asfaltata fino al successivo piccolo borgo di Lancisa (m. 800).

 

 

 

 

LANCISA o ANCISA nella Val di Lima – Borgo la cui cappella di S. Maria è compresa nel popolo di Lizzano. Risiede in monte sull’antica strada maestra modenese fra San Marcello e Lizzano alla sinistra della Lima, strada aperta o piuttosto restaurata nel 1225. Era Lancisa un comunello di Lizzano, che con Spignana nel 1551 costituivano tutti tre insieme una popolazione di 1625 abitanti. (Emanuele Repetti)

Questo tratto del Cammino di San Bartolomeo (da Lancisa fino al Ponte di Castruccio) è curato e segnato dalla Associazione Culturale Valle Lune https://www.facebook.com/people/Associazione-Culturale-Valle-Lune/100064275206515/

 

 

 

 

Da Lancisa scendiamo in località La Croce dove, al bivio per il sito archeologico di Castel di Mura, ritroviamo il tracciato del Cammino di San Bartolomeo che scende verso il Ponte della Verdiana attraverso la Via dei Ripi, un tracciato antichissimo, ripulito e reso fruibile dall’Associazione Culturale Valle Lune, che faceva parte della via Romea Nonantolana realizzata o meglio riadattata durante la dominazione Longobarda. (da qui seguiamo i segnavia e indicazioni della suddetta associazione).

 

 

 

 

 

 

 

 

La via di Ripi termina sulla SP 18 Lizzanese (via Chiusa Galli) che si percorre verso destra fino ad arrivare al ponte sul torrente Verdiana, troviamo una fontana e poco oltre il Tabernacolo de “La Verginetta” o Madonna dei Pazzarelli. La Madonna dei Pazzarelli, antichissima edicola, rappresenta una Madonna con Bambino. In basso una epigrafe recita Casetta dei Matterelli.

Fontana
Madonna dei Pazzarelli

 

 

 

 

 

Poco dopo a destra troviamo di nuovo la segnalazione del percorso di San Bartolomeo e in discesa entriamo in un sentiero che ci porta nei pressi della Grotta di Macereti (sentiero di Pian della Madonna) che Massimo d’Azeglio nel suo romanzo “Niccolò de’ Lapi”, ambientato all’epoca dei Medici del XVI secolo, si narra che la figlia di Niccolò, Lisa dè Lapi, trovò rifugio nella grotta di Macereti, ove poi morì e fu sepolta dalla pietà popolare nel camposanto di San Marcello

 

 

 

 

Continuiamo il Cammino, di fronte a noi vediamo le Torri di Popiglio e in basso diamo uno sguardo al paese di La Lima.

 

 

 

 

Nei pressi di una casa vediamo un’edicola con la Madonna dei Sette dolori e a lato possiamo vedere la Gora della Verdiana.

Il canale artificiale fu costruito nella prima metà del XIX secolo. Serviva per portare l’acqua dal torrente Verdiana (la presa era poco a valle del ponte di Spignana) alle ferriere di Mammiano Basso, alimentate fino ad allora dalle acque prelevate dal torrente Limestre; Questa opera comportò l’insorgere di alcuni contrasti con la famiglia Cini che usava già le acque del torrente Verdiana per la cartiera della Lima.

Madonna dei Sette Dolori
La Gora

 

 

 

 

Mammiano e le Ferriere

Giungiamo a Mammiano. Oltrepassiamo la strada statale (SS66) e entriamo nel paese dal grazioso centro storico, arrivando sotto la chiesa di San Biagio.

Borgo di supposta origine romana. Nel medioevo castello a difesa della valle della Lima, più volte conteso dalle truppe di Castruccio Castracani. La chiesa romanica di S. Biagio è stata oggetto di rifacimenti nel XVI e XVIII secolo. In prossimità della chiesa si trova l’edificio della Compagnia del SS. Sacramento, risalente al XVII secolo.
“Una curtis de Mamiano è confermata al vescovo di Pistoia nel secolo XII (RCP Vescovado, bolla di Pasquale II del 1105 Novembre 14 e successive bolle papali: ibidem, 22, 28, 34, 43). La ecclesia S. Blasii de Mammiano, dipendente dalla pieve di S. Marcello, è negli elenchi delle decime del secolo XIII (Decime, I, 1369; II, 1495) e nei registri delle visite pastorali a partire da quella del vescovo Vivenzi (Visita 1373, c. 87v). Nel secolo XIV la chiesa era racchiusa in un borgo fortificato: castrum Mamiani cum muris merlatis (Liber Censuum, 866, p. 498). La chiesa, d’impianto romanico (secolo XII XIII), mantiene all’esterno alcuni caratteri originari, mentre l’interno è stato radicalmente modificato nel secolo XIX. (https://www.diocesipistoia.it/parrocchia-mammiano/)”

Qui si trova anche la casa natale di Lorenzo Pacini. Per sua volontà fu costruito l’ospedale di San Marcello Pistoiese a lui intitolato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo aver visitato la zona intorno alla chiesa (angolo di paradiso come recita una cartello!) proseguiamo verso Mammiano Basso e Le Ferriere con il famoso Ponte Sospeso (Ponte sospeso più lungo d’italia).
Nel borgo notiamo una bella fontana e un piccolo oratorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le Ferriere, il Ponte della Benedetta e la torre di Rimando

Le Ferriere di Mammiano Basso (San Marcello) sono state un centro siderurgico di spicco della Magona medicea che, alla fine del XVIII secolo, contava tre ferriere, di Cima, di Mezzo, di Fondo, e costituiva il maggior punto di produzione del Granducato di Toscana.

Passiamo davanti a un imponente palazzo con un grande stemma: era il palazzo dei Ministri della Magona, come ci dice la mappa del catasto granducale, costruito negli anni 1770/78. La Magona del ferro e amministrazione delle miniere e fonderie fu istituita da Cosimo I de’ Medici intorno al 1540 come organo per l’amministrazione del monopolio della produzione del ferro. Nel 1746 fu aggregata all’appalto generale, poi passò alle dipendenze dell’amministrazione delle regie rendite. Nel 1835 fu abolita perché la produzione del ferro fu data in appalto a privati.

palazzo dei Ministri della Magona
Lo stemma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si attraversa il ponte della Benedetta sul torrente Limestre, che poco dopo confluisce nella Lima, forse di origini medievali e modificato dagli Americani nel 2° conflitto mondiale. La Torre di Rimando (unico esemplare ancora esistente in Italia) era un’infrastruttura che contribuiva al funzionamento di alcuni macchinari posti nella ferriera. Sulla cima della torre era posta una grande puleggia di ferro. Più a valle la forza dell’acqua faceva girare un’altra puleggia che trasmetteva il movimento, tramite un cavo d’acciaio, alla torre di rimando e da qui ad un’altra ruota posta sul tetto della Ferriera di Mezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci inoltriamo attraverso un’antica via ben sistemata dall’Associazione Valle Lune.

Passiamo davanti a un bel casolare e incontriamo un altro piccolo borgo, il Piano, che sembra abbandonato.

 

 

 

 

Incontriamo IL VOLANO – Cavo d’acciaio, residuo di un vecchio “volano”, ingegnoso sistema di sfruttamento, anche in questo caso, dell’energia prodotta dall’acqua. Funzionava come una moderna funivia. A valle, sul greto del fiume, un contenitore veniva riempito con la sabbia, a monte, un altro contenitore era riempito di acqua, facendo scendere il contenitore con l’acqua, saliva quello con la sabbia – e il SASSO CHE FUMA, in Pian del Ceppone, un grosso monolite di arenaria che secondo la credenza popolare in alcune circostanze emette del fumo o vapori.

Volano
Sasso che fuma
Sasso che fuma

 

 

 

 

 

Il Ponte di Castruccio

Procediamo verso l’antico e suggestivo Ponte di Castruccio, in località Le Dogane (m. 376), che raggiungiamo poco dopo essere passati davanti all’azienda agricola Lambure. Qui troviamo diverse indicazioni: dove troveremo l’indicazione sulla sinistra e che in poco più di mezz’ora ci porta a Piteglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ponte di Castruccio, (376 m – costruito da Castruccio Castracani 1281-1328) supera con una sola arcata alta 10 m. il torrente Lima, sotto Popiglio, e conduce al paese. L’area in prossimità del ponte fu crocevia di strade: una costeg­giava la Lima, arrivava a Mammiano attraversando il Limestre al Ponte della Bene­detta, saliva verso il paese e continuava fino a Lancisa, Spignana, Lizzano e poi verso i passi appenninici. Altre portavano a Migliorini, Piteglio, Crespole e, superati i torrenti Torbecchia e Liesina, una proseguiva per Lucchio e la Lucchesia. I due edifici sulla riva sinistra in fondo al ponte, conosciuti come le “Dogane” sono oggi adibiti ad agriturismo.
Il Ponte di Popiglio fu teatro di scontri tra Pistoiesi e Lucchesi, tra Guelfi e Ghibellini, tra Bianchi e Neri. Nei suoi pressi avvenne, nel 1332.

 

 

 

 

Oltrepassiamo il caratteristico Ponte per raggiungere in poco meno di mezz’ora (circa 2 km) il paese di Popiglio (m. 532) dove oltre alla bellissima antica Pieve di Santa Maria Assunta (ha 700 anni!) potremo visitare il Museo dell’Arte Sacra.

Lungo il percorso vediamo alcune edicole votive che fanno parte dell’ Itinerario dell’arte sacra e della religiosità popolare che si articola nel paese di Popiglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivati in paese e alla antica Pieve di Sana Maria Assunta, si può proseguire il Cammino per il sentiero della Porta Lucchese verso Vico Pancellorum e Pieve di Controne.

 

 

 

 

 

Alcune info sulla chiesa e sul ponte le trovate nel nostro articolo del 2016
Dal Ponte di Castruccio al Ponte Sospeso
che descriveva  l’itinerario fatto prima che diventasse parte del Cammino di San Bartolomeo.

IL LOGO

Il logo che caratterizza il progetto del Cammino fin dalla sua prima presentazione è stato ideato dall’architetto Alessandro Bernardini ispirandosi a un elemento decorativo della facciata della chiesa di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia. La grafica ricorda peraltro il simbolo della spirale e del labirinto. Nell’antichità il labirinto simboleggiava il caos e la necessità di imporgli un ordine. Occorre coraggio e intelligenza nel percorrere quella via
sinuosa dall’inizio alla fine. Anche se enfatizzato in modi diversi a seconda delle culture, da sempre il labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita e morte, di bene e male, di perdizione e redenzione. Per il devoto, percorrere il labirinto significa compiere un viaggio intensamente spirituale. Difatti in epoca medievale il labirinto fu anche chiamato ”La via di Gerusalemme”, richiamando il lungo e pericoloso pellegrinaggio in Terra Santa.

 

Info da:

e altre risorse in internet

 

 

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