Le capanne celtiche

A Doccia, nei pressi di Fiumalbo, si trovano circa venticinque edifici rurali in pietra che presentano particolari facciate a gradoni ricoperti e protetti da lastre di arenaria: sono le cosiddette capanne celtiche.

Fratta dell’Angiola, poco sopra Doccia

Fratta dell'Angiola, poco sopra Doccia       Fratta dell'Angiola, poco sopra Doccia

 

 

 

 

La segale usata per la copertura

 

 

 

 

 

L’origine antica e la struttura particolare consentono di ricondurle alla cultura celtica, quale testimonianza dell’architettura e della storia degli antichi abitanti delle montagne del Frignano, con i loro usi e costumi. Quella celtica fu infatti la prima civiltà complessa d’Europa: gli edifici rurali di Doccia ricordano la tecnica costruttiva riconducibile alla civiltà celtica. Ma comunque questa attribuzione è molto controversa: Battista Minghelli in un suo studio su queste costruzioni, scrive:

La capanna comunemente nota come “celtica” rappresenta un relitto culturale particolare del Frignano, la zona montagnosa della provincia di Modena a contatto con la Toscana.
La qualifica di “celtica” è, allo stato attuale degli studi, puramente convenzionale perché, se certi elementi storico – culturali dirigono la nostra attenzione verso le aree prettamente celtiche (Francia del Nord, Paesi Bassi, Inghilterra e Irlanda), altri ci fanno guardare verso il Bellunese e poi, oltre le Alpi, alla Germania del Nord (Meclembugo, Schleswig-Holstein).
Un recente articolo di Mauro Vedana sul bollettino n. 229 di “Italia Nostra” tende a dimostrare che le così dette “casere” bellunesi (e ne esistono ancora parecchie decine) sono i relitti di una tipologia introdotta al di qua delle Alpi dalle migrazioni germaniche dal V all’VIII secolo, prima di tutti i Longobardi e poi, forse non secondi, i Franchi. Infatti, la struttura dei timpani a gradoni, caratteristica di queste capanne, si ritrova anche in quelle regioni nordiche, da dove sono partite le invasioni dei Longobardi verso il nostro sud e dei Franchi verso la Gallia e, quindi a est, verso l’Italia. Se ciò fosse esatto, la tipologia in questione non sarebbe così antica come comunemente si crede – IV, I secolo avanti Cristo, quando i Celti della pianura modenese vennero cacciati verso la montagna dai Romani vittoriosi – ma dell’VIII-IX secolo dell’era volgare, quanto durò nel Frignano l’influenza dei Longobardi. Può essere o non essere; certo è che, nel Frignano, sono chiaramente visibili e operanti influenze storiche, culturali e linguistiche sia dei più antichi Celti e sia dei più recenti Longobardi. Comunque sia, limitiamoci al fatto in sé, alla sopravvivenza di questa particolare architettura che esiste soltanto in ambiente rurale e nella sola isola del Frignano, nell’alta valle dello Scoltenna, alle spalle delle località di S.Andrea Pelago e di Fiumalbo. Tutto lascia credere che tale tipologia fosse un tempo molto più diffusa; ma il sopravvenire di altre architetture, i miglioramenti e le innovazioni imposte dai tempi mutati hanno lasciato deperire tali costruzioni o le hanno progressivamente modificate e sfigurate.
Ed ora qualche notizia particolare. La pendenza del tetto, sempre a due acque, è notevole (50-60 per cento) allo scopo di evitare che la neve indugi sulle coperture e produca corrosione della paglia. Con tali accorgimenti, una copertura di buona paglia di segale può durare anche 60-70 anni. I gradoni, che accompagnano verso il displuvio le due penne in muratura che si fronteggiano, assolvono non tanto a funzioni estetiche (che pure non sono da trascurare) quanto a finalità pratiche: esse consentono di salire all’altezza desiderata e di facilitare così le riparazioni e anzi, quando la larghezza del tetto non è eccessiva, di collegare i gradoni opposti e alla stessa altezza con ponteggi mobili, dai quali è possibile la riparazione in qualunque punto del tetto.
Un tetto di paglia consente una copertura estremamente leggera, resistente e “calda”, là dove un tetto di ardesia non sarebbe possibile per mancanza di materia prima in loco e sovraccaricherebbe troppo le strutture portanti. Senza dire che l’accentuata pendenza non permetterebbe in modo assoluto l’impiego di lastre d’ardesia.
Nel Frignano la paglia era riservata esclusivamente alle capanne, l’ardesia locale invece alle case di abitazione, forse per evitare possibili incendi alla presenza di focolari sempre funzionanti. La protezione di paglia era protezione sicura anche contro il vento; non per nulla nelle campagne belghe, olandesi e danesi essa è tradizionalmente usata anche per case di abitazione, con bellissimi effetti estetici. Appunto nelle campagne del Nord e nel nostro Frignano la normale diffusione delle coperture a paglia era dovuta alla necessità di una efficacissima difesa contro il freddo, l’umidità e il caldo estivo. Un caratteristica che distingue le capanne “celtiche” dell’alto S.Andrea da quelle di Fiumalbo è data dalla presenza, nelle prime, di un portico antistante la facciata principale: un portico che permetteva il deposito e la conservazione degli strumenti da lavoro, l’accumulo dei covoni in attesa della trebbiatura e della massa del grano battuto in attesa della spulatura. Quanto a età, sembrano più antiche le capanne del Versurone di Fiumalbo, alcune delle quali datano dalla metà del 1700.
Tutte le capanne poi sono costruite a ridosso di piccoli rilievi di terreno per consentire, attraverso una porta a fil di terra, di collocare in “teggia” senza difficoltà i carichi di fieno. Infatti, il piano terreno era riservato al ricovero normale delle bestie, mentre la parte superiore, molto più spaziosa, alla conservazione del fieno e della paglia. I due vani erano divisi da un fitto tessuto di sottili fusti di faggio strettamente legati fra loro e collegati alle travi portanti: le così dette “garelle”.
Il territorio di S.Andrea Pelago conta ancora una quindicina di capanne, nel Versurone di Fiumalbo ne restano una ventina: tutte in forte e rapidissimo degrado, se non intervengano ad opportuni restauri Enti benemeriti come la Forestale e il Lions Club di Pavullo. –

Articolo  pubblicato su “Antiqua” (mensile dello “Archeo Club” d’Italia) nel 1987.

C’è da dire che al momento presente moltissimi di questi edifici sono invece stati ristrutturati con maestria e alcuni trasformati in abitazioni.

Tipicamente, quindi, la capanna celtica è a pianta rettangolare e costruita in muratura di sasso e malta di terra. Sono sempre erette a ridosso di uno sbalzo di terreno, per consentire un uso pratico dei due piani (terra e sottotetto) come stalla e fienile. La capanna era abitata al piano superiore, con gli armenti a quello inferiore per riscaldare l’ambiente.

 

Particolare del tetto a gradoni e copertura in paglia
Particolare del tetto a gradoni e copertura in paglia
Tetto, particolare
Tetto, particolare

 

 

 

 

 

 

Ca' della Rosa, particolare del tetto
Ca’ della Rosa, particolare del tetto
Località Ca' della Rosa
Ca’ della Rosa

 

 

 

 

 

Il tetto era reso leggero dalla paglia (che protegge l’abitazione dal freddo e dall’umidità), per non appesantire il sottotetto in travi di faggio tenute insieme da un intreccio di viticci.

Relativamente al nome “case celtiche” è un’attribuzione di scuola francese che si basa sul fatto che esse sono ancor oggi molto diffuse nei paesi abitati dai discendenti dei Celti.
(cit. Italo Pucci, Case celtiche in Liguria, 2013)

La visita è gradevole specialmente in primavera, quando i prati limitrofi, delimitati da muretti a secco, si colorano delle fioriture gialle della primula odorosa e di quella blu-violetto della genziana di Koch.

La capanna celtica è stata raffigurata anche sul francobollo speciale dedicato a Fiumalbo da Poste Italiane nel 2014.

Il francobollo dedicato a Fiumalbo con la capanna di Ca' della Rosa
Il francobollo dedicato a Fiumalbo con la capanna di Ca’ della Rosa
Ca' della Rosa. La Capanna celtica raffigurata nel francobollo dedicato a Fiumalbo
Ca’ della Rosa. La Capanna celtica raffigurata nel francobollo dedicato a Fiumalbo

 

 

 

 

 

 

Altri esempi di capanna celtica si trovano nei pressi di Sant’Andreapelago e Casoni di Pievepelago, lungo la Via Vandelli, alcuni sufficientemente conservati e molti, purtroppo, in rovina: Casa Stefanini ai Casoni, le capanne della Pianella a Casa Quattro e, poco sopra, del Borracchione, quella maestosa dei Roncacci, il casolare di Casa Casella.
La capanna celtica in località Roncacci (1169 metri) presenta una tipica copertura in segale e portico di pietra, risale al 1772 ed è stata ristrutturata nel 1985 grazie all’Accademia dello Scoltenna e al Lions Club del Frignano. Lo spazio della capanna è diviso in due livelli, si crede destinati nell’antichità allo stivaggio di foraggio in uno dei livelli, mentre quello inferiore per gli animali.

Capanna dei Roncacci a S.Andreapelago. Foto www.lionspavullo.org
Capanna dei Roncacci a S.Andreapelago. Foto
www.lionspavullo.org
Capanno Guerri
Capanno Guerri – Sulla Via Vandelli sopra Casoni di Pievepelago – foto di Daniele Guerri
Capanno Guerri

 

 

 

 

 

 

Tra Casa Guerri e Casa Quattro

 

 

 

 

 

Molte di queste capanne sono state ristrutturate e sono adesso delle stupende casette.

Località Corte
Località Corte
Capanna ristrutturata in località Doccia del Cimone
Doccia del Cimone

 

 

 

 

 

Capanna ristrutturata lungo la via per Pian Cavallaro
lungo la via per Pian Cavallaro

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Casa Quattro
Le Tagliole – Loc. Fatalcina

 

 

 

 

 

Capanna celtica in località Spianata – Fiumalbo, prima e dopo il restauro

La teggia della Spianata, com'era prima del restauro. Foto di Valentina Bernardi
La teggia della Spianata, com’era prima del restauro. Foto di Valentina Bernardi
La teggia della Spianata dopo la ristrutturazione
La teggia della Spianata dopo la ristrutturazione

 

 

 

 

 

 

Foto invernali

Fratta dell'Angiola - Doccia del Cimone
Fratta dell’Angiola – Doccia del Cimone
La capanna della Spianata - foto Paolo Biondi
La capanna della Spianata – foto Paolo Biondi

 

 

 

 

 

 

 

3 Risposte a “Le capanne celtiche”

  1. Non mi piace, completamente stravolta…..
    I gradini della falda,sono stati sostituiti con improbabili pietre tagliate a macchina…..
    I camini in quella forma ci stanno come il cavolo a merenda…..
    Il lastricato antistante ha tolto ogni poesia…..
    Sembra di essere in Grecia

  2. Non mi piace, completamente stravolta….. ( mi riferisco al restauro della spianata)
    I gradini della falda,sono stati sostituiti con improbabili pietre tagliate a macchina…..
    I camini in quella forma ci stanno come il cavolo a merenda…..
    Il lastricato antistante ha tolto ogni poesia…..
    Sembra di essere in Grecia

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